Di Giorgio Calabrese

 Nel mese di dicembre abbiamo da sempre una sequela esagerata di eventi culinari come, la cena della vigilia del Santo Natale, il pranzo di Natale, quello di S. Stefano, il cenone di Capodanno e l’Epifania, e in più tutte le cene fra amici e colleghi di lavoro.  Si abbonderà in cibi e bevande, con una frequenza che non ha pari nell’anno intero e sarà molto difficile smaltirli correttamente. Sia che si tratti di persone sane che di ammalati, ci potrà il rischio reale di ritrovarsi con alti livelli nel sangue dei singoli nutrienti, come carboidrati, proteine e grassi. Come comportarsi allora? Potrebbe sembrare un controsenso ma è giusto che anche il nutrizionista ogni tanto cerchi di concedere qualche trasgressione alimentare accantonando i dettami dietetici, tranne i casi di controindicazioni mediche. Occorre, tuttavia, prestare attenzione a non abbuffarsi. Per quanto attiene alla qualità, è gustoso festeggiare con i piatti tipici regionali, senza penalizzare il palato.  Bisogna difendere la sobrietà del pranzo di Natale, fermandosi a pochi piatti, accettando delle eccezioni per assaggiare gli irrinunciabili piatti tipici di questa festa.  Prima però di pensare al lauto pranzo del giorno di Natale, dobbiamo iniziare la mattina con una buona colazione, ricca di latte e caffè o tè con pane tostato spalmato di marmellata oppure di gustosa crema di nocciola e una buona spremuta di frutta. Ciò permetterà di non arrivare affamati al corposo pranzo e quindi non ci spingerà ad abbuffarci a causa dell’eventuale minima prima colazione eseguita in quel giorno. Fare un breakfast ricco di cereali, latte e frutta significa diminuire il senso della fame ma anche la produzione eccessiva dell’ormone insulina che può favorire un aumento di peso a causa della produzione di grasso corporeo. Eccoci quindi pronti al pranzo; partiamo dagli antipasti: uno, massimo due e meglio se a base di verdure calde; a seguire un ottimo primo della tradizione regionale o locale, come agnolotti, riso, ravioli, tortellini in brodo o conditi con  burro. Il secondo piatto è in genere abbastanza digeribile perché è a base di pesci o di carni bianche, come il cappone. Si arriva al dessert e qui districarsi è più difficile, infatti non è possibile rinunciare a tutto, altrimenti che Natale sarebbe senza almeno una buona fetta di panettone o pandoro, o di torrone e così via? Già solo a descriverli si ingrassa! Il tutto naturalmente associato a del buon vino, rosso o bianco e alla fine, assieme al dessert e alla frutta secca come nocciole e noci, non possono mancare i vini dolci, ideali per un giusto accoppiamento enologico e gastronomico, un Moscato d’Asti o uno Spumante italiano, che nulla hanno da invidiare allo champagne francese. L’indomani e nei giorni fra il 25 e il 31 dicembre, però, è obbligatorio seguire un menù di “scarico”, quindi ricco di minestroni e passati di verdura, oltre che di frutta fresca di stagione, in modo da riequilibrare l’eccesso delle calorie introdotte prima. Ciò permetterà di recuperare velocemente senza grandi sacrifici. Nei giorni di passaggio tra il pasto festivo e l’altro normale, bisogna fare movimento fisico e mangiate più verdure e frutta.