di Rita Clementi

Il termine “obeso” deriva dal latino “obesus”  derivato a sua volta dal participio passato del  verbo “esum” (mangiare) con il prefisso “ob” (a causa). Come riportato dal sito del WHO ( World Healt Organization): “L’obesità è uno delle più importanti  sfide della sanità pubblica nel 21° secolo. Dal 1980 la sua incidenza è triplicata in molti Stati  Europei, e, il numero dei soggetti in età pediatrica che saranno affetti da questa patologia aumenta in modo preoccupante”.

I dati del WHO  evidenziano come l’obesità in età pediatrica-adolescenziale è del 10-20% nei bambini del nord Europa e del 20-35% in quelli dei Paesi  europei meridionali.

In Italia, dallo studio effettuato nel 2012 dal Sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE”, promosso dal Ministero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) emerge che la condizione di obesità e sovrappeso  infantile è in calo rispetto agli studi effettuati negli anni precedenti del 2,9%, ma che vi è ancora un’importante disparità fra le Regioni del Centro Sud, dove la patologia riguarda più del 40% rispetto alle Regioni del Nord nelle quali non si supera il 25% dei soggetti in età pediatrica.

Al fine di capire l’importanza della prevenzione e della cura di questa condizione è utile sottolineare che il 70-80% dei casi di obesità in età pediatrica, se non trattata, evolve in obesità dell’adulto.

L’obesità è causata da un’interazione fra fattori genetici e ambientali.

A dimostrazione del ruolo dei fattori genetici si è visto che nei figli adottati l’incremento del peso corporeo è stato simile a quello dei genitori biologici, non di quelli adottivi.

I fattori ambientali che possono influenzare il peso corporeo sono presenti già in utero: una dieta errata, ipercalorica, della madre può influire sul metabolismo del nascituro non solo nelle prime fasi della vita.

L’allattamento materno, inoltre, riduce notevolmente il rischio di sviluppare sovrappeso e obesità.

Nelle età successive i fattori ambientali andranno ricercati negli errori alimentari e nella sedentarietà. (anche dei familiari!)

L’obesità causa effetti sulla salute sia a breve che a lungo termine.

Fra gli effetti a breve termine possiamo trovare:

  • Alto rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (pressione sanguigna elevata e ipercolesterolemia);
  • Tendenza a sviluppare problemi ossei o articolari (valgismo delle ginocchia, piede piatto);
  • Apnee notturne che possono essere alla base di sonnolenza, cefalea;
  • Asma e difficoltà di respiro e affaticabilità eccessiva.

 

Fra gli effetti a lungo termine si riscontrano :

  • Alto rischio di sviluppare diabete di tipo 2 ;
  • Alto rischi di avere Ictus cerebrali;
  • Alto rischio di attacchi cardiaci;
  • Tendenza a sviluppare osteoartriti;
  • Aumentato rischio  di sviluppare tumori (seno, colon, pancreas, tiroide, ovaie, linfomi);
  • Infertilità in età adulta.

 

Fra gli “effetti a lungo termine” non dobbiamo sottovalutare quali siano le implicazioni psicologiche dei bimbi obesi che vanno incontro, molto spesso, a depressione, rifiuto della propria immagine, isolamento voluto e subito frequentemente, infatti, questi bambini non solo si isolano a causa della loro incapacità a giocare, correre con i coetanei, ma, vengono anche rifiutati per il loro aspetto fisico.

Quanto sopra riportato dimostra più che mai come non si possa sottovalutare questo problema e come si debbano mettere in atto tutte le strategie necessarie ad affrontarlo. Strategie che debbono essere multidisciplinari e che richiedono una task force che emerga dalla collaborazione di tre Ministeri “chiave”: Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Agricoltura.

Partendo dai “fattori ambientali” sopra riportati è necessario (urgente) far capire alle madri che i neonati sovrappeso non sono “più sani”: al contrario!

E’ importante far capire ai genitori dei lattanti che affrettare i tempi dello svezzamento è controproducente.

Nell’alimentazione dei bambini, anche se piccolissimi, l’utilizzo di alimenti freschi è preferibile a quello degli alimenti in scatola o prodotti industrialmente.

L’Italia è un Paese nel quale si possono produrre ortaggi freschi tutto l’anno: sarebbe auspicabile usare questi anziché surgelati di cui spesso si ignora la provenienza.

Le mense scolastiche dovrebbero sempre servire cibi che rispondano al gusto dei bimbi, ma con un giusto apporto calorico. (purtroppo non sempre è così).

Un problema peculiare è rappresentato dall’alimentazione dei ragazzi che frequentano scuole medie e superiori: per questi gradi scolastici non è previsto il servizio mensa.

Le abitudini familiari sono però cambiate in Italia negli ultimi 30 anni: i genitori lavorano e molto spesso , per trovare lavoro, si sono dovuti spostare dalle famiglie

di origine.: non ci sono  nonni che si possono occupare del nipote.

I ragazzi di questa fascia di età sono quindi costretti a mangiare in fastfood o paninoteche e sappiamo bene quanto questi cibi siano ipercalorici e poco adatti ad un corpo  che sta crescendo e che necessita, quindi, di una grande quantità di componenti in un giusto equilibrio.

Sarebbe davvero utile pensare di creare delle mense alle quali possano accedere anche gli adolescenti.

E’ necessario ripensare a cosa debbano erogare i distributori automatici che sono presenti ormai in tutte le scuole di ogni ordine e grado:, …una cioccolata calda delle macchinette contiene circa 160 Kcal!!

Sarebbe auspicabile che, com’è ormai in uso negli Stati Uniti, sia possibile conoscere attraverso appositi cartelli  le calorie contenute in  qualsiasi alimento o bevanda  servite nei locali pubblici.

Questo consentirebbe di calcolare le calorie che si assumono nell’arco della giornata.

Oltre alla correzione delle  abitudini nutrizionali  al fine di prevenire l’obesità vanno corrette  anche quelle comportamentali: l’attività fisica deve essere implementata e, a tal fine le scuole stesse ne devono riconoscere l’importanza sia con iniziative “interne “ alla scuola sia consentendo agli alunni di svolgere sport (o anche solo giocare!) al di fuori del orario scolastico. Questo, purtroppo, spesso non è possibile a causa del carico di compiti che spesso i docenti assegnano agli alunni, anche se frequentano classi a tempo pieno.

La scuola svolge un ruolo particolarmente critico nella lotta all’obesità e ai comportamenti alimentari scorretti. E’ nella scuola che l’alunno deve trovare l’ambiente che gli insegni quali sono comportamenti corretti per prevenire l’obesità: mangiare sano e fare attività sportiva .

 

Fonti:

Enciclopedia Treccani

Burgio, Martini, Nespoli, Notarangelo:   Pediatria Essenziale  Edi-Ermes

Ministero della salute : http://www.salute.gov.it

World Health Organization: http://www.euro.who.int/en/health-topics/noncommunicable-diseases/obesity/obesity

Center for Disease Control and Prevention: http://www.cdc.gov