Da Standard and Poor’s giungono spifferi gelidi sulla possibilità che il nostro Paese riesca nell’aggancio della ripresa economica.

L’Agenzia di rating in un suo rapporto d’interesse dei Paesi dell’Eurozona, diramato ieri, ha trovato modo di definire non solidi i segnali positivi che vengono addotti dai centri istituzionali pubblici e privati del nostro Paese, circa la ripartenza della nostra economia.

A fondamento di tale previsione S &P pone due fattori: una crescita economica annua fra il 2014 e il 2016 dello 0,5%, contro quella dello 0,7% indicata (per lo stesso arco temporale) dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca d’Italia; una stretta creditizia a cui famiglie e imprese andrebbero incontro  per effetto di congerie di cause e di concause da cui pare sia sempre più arduo uscire.

Corollario di S & P è che da tali prospettive ritornerà a salire il rapporto “debito/Pil”, già prevedendolo per fine 2014 al 134%. Prospettiva questa da fallimento assicurato del pareggio di  bilancio entro l’esercizio finanziario 2015 del nostro Paese, nonché del “fiscal compact”. Il tutto come già da noi paventato in recenti nostre riflessioni dedicate al Blog della fondazione Italia SpA. Il tutto, quale preannuncio di un possibile prossimo declassamento del rating del nostro Paese, oggi fermo a BBB.

Che dire, dal nostro punto di vista di suggeritori di idee facenti parte di Fondazione Italia? Semplicemente che occorre finalmente e veramente che le categorie istituzionali preposte alla guida del Paese agiscano con capacità, fatta d’intelligenza e d’iniziativa, di decisione e di tattica nell’interpretare e nel dare soluzioni idonee alle aspettative del Paese. Agiscano sapendo che non c’è tempo da perdere nel considerare le cose in astratto o in funzione di pura ripetizione di pratiche e di procedure soventemente pensate e attuate in modo antitetico rispetto ai fini e agli obiettivi cui dovrebbero corrispondere.

Caso eclatante dell’ora detta eterogenesi dei fini è quella della finta privatizzazione delle Poste, com’è desumibile dall’editoriale odierno del Corsera, a firma del sempre convincente e sistemico Francesco Giavazzi.

Quanto alla stretta creditizia che grava su famiglie e sistema produttivo, la politica sarà il caso dismetta la pratica delle due parti in commedia: da un lato, con famiglie e imprese, di chiedere al sistema bancario maggiore disponibilità alla concessione del credito; dall’altra, nulla  opponendo alle Authority di vigilanza nazionali e internazionali che spingono sul “credit crunch”, come a voler non aumentare la debolezza patrimoniale del sistema creditizio.

In quest’ultimo ambito, tanto perché non manchi di nulla, sarà d’uopo considerare che attualmente è in atto un clima di sospetti, quindi di scarso dialogo all’interno del mondo istituzionale creditizio, tale da rendere faticoso e carente il processo di confronto e di dialogo fra Banche e Vigilanza; fra ABI e Bankitalia, a tutto danno, ancora una volta, del mercato creditizio.

Verosimilmente è in funzione di tale condizione di disarmonia che in qualche misura è spiegabile la quasi Caporetto di ieri a Piazza Affari del sistema delle Banche popolari. La qualcosa induce a chiedersi come,con il Governo a fare da statuina,  si possa riuscire a dare corso alla ricapitalizzazione del sistema creditizio italiano, che gli esperti della Goldman Sachs prevedono debba essere intorno a 17 miliardi di euro.

Una ricapitalizzazione che sarà ineludibile ai fini del superamento degli stress test che a partire dal prossimo mese di marzo la Bce effettuerà sui 128 principali istituti del Vecchio Continente.

Un analista annotava sul Sole24Ore di ieri che “le nostre banche e le nostre imprese sono ancora attestate sul Piave”. Rischiamo di rimanere in trincea lì, se non si riesce a far ripartire l’economia reale.

E’ questo che, ridotto all’essenziale dell’essenziale, ci resta da considerare.

Sono in grado il Governo e la Politica di prenderne (fattivamente) atto? E se no, sono in grado di capire che oltre questo Governo e oltre questa Politica potrebbero emergere nuove e più provvide risorse e realtà per la guida di questo nostro Paese?

Milano, 29 gennaio 2014